DISPLASIA DELL'ANCA

La displasia dell’anca è una malattia che interessa l’articolazione coxo-femorale; essa è dovuta alla presenza di una cartilagine acetabolare più plastica del normale, e quindi più facilmente deformabile (teoria della displasia acetabolare) o alla scorretta posizione dei capi articolari (teoria della lassità legamentosa).  In ogni caso ne consegue l’usura e l’erosione delle cartilagini articolari che rendono instabile l'articolazione e provocano un movimento scorretto del bacino.

I sintomi iniziali consistono in una difficoltà nel sollevarsi, nel camminare, nel correre o nel fare le scale, movimenti che causano  dolore agli arti posteriori. Il soggetti malati presentano spesso un'andatura ondeggiante con tendenza a spostare il peso del corpo sugli arti anteriori, cosa che provoca a lungo andare un maggiore sviluppo della muscolatura dell'anteriore ed un'atrofia di quella posteriore. Spesso è evidente, nei cani displasici, il tipico "passo del coniglio", che consiste in un avanzamento simultaneo degli arti posteriori. Se un cane zoppica, generalmente un arto è più gravemente colpito dell'altro, ma nel caso di displasia bilaterale questo segno clinico risulta mascherato. Un segnale altamente significativo è costituito dal fatto che i cani displasici hanno un passo breve, dovuto alla difficoltà di estendere l'articolazione dell'anca a causa del dolore che

questo movimento provoca.

 La diagnosi si fa mediante un esame radiologico delle articolazioni coxo-femorali eseguita con il cane sotto anestesia. La radiografia deve essere eseguita da un veterinario autorizzato che poi invierà le lastre alla centrale di lettura specializzata.

 

 

I risultati, secondo la codifica FCI possono essere:

La terapia nei casi più gravi è di tipo chirurgico, altrimenti è sufficiente una terapia medica di tipo conservativo finalizzata, mediante l'uso di antinfiammatori,  a ridurre il dolore.

La displasia dell'anca è una malattia genetica la cui trasmissione ereditaria è di origine poligenica (i geni interessati sarebbero da 10 a 100) con un grado di ereditabilità del 20-40%. L'incidenza dell'ambiente è probabilmente più indiretta che diretta, ossia le condizioni ambientali aggraverebbero la situazione di soggetti già predisposti, piuttosto che essere causa diretta della malattia; infatti il mutamento delle condizioni ambientali non influisce sul numero di soggetti malati. L'origine multifattoriale della malattia è provata anche dal fatto che da genitori esenti nasce una progenie malata in una percentuale calcolata in circa il 40% e viceversa, da genitori malati, nasce progenie sana in una percentuale di circa il 16%.

Le indagini sulla displasia iniziarono in Italia nel 1972 ad opera della SAS (Società Amatori Shäferhunde) ed in pochi anni fu organizzata una struttura di notevoli dimensioni con grossi sacrifici da parte di allevatori, veterinari e ricercatori. Questa gran mole di lavoro, profusa soprattutto per il pastore tedesco e poche altre razze, ha portato ad un netto calo dei soggetti malati che è passato dall' 85,4% del 1980 al 57,4% del 1988 (dati della SAS).

Per quanto riguarda il collie, non sono stati pubblicati negli ultimi anni dati certi in Europa, nè da parte delle centrali di lettura, nè da parte delle società specializzate, nè da parte dei Kennel Club. Gli unici dati certi riguardano gli Stati Uniti d’America e sono diffusi dall' OFA (Orthopedic Foundation for Animals). Secondo tali ricerche, per ciò che riguarda il collie, su 2.178 soggetti esaminati tra il 1974 ed il 2003 si sono avuti i seguenti risultati:

 

Esenti

Displasici

27,0%

2,9

 

valori di displasia intermedi per la rimanente percentuale.

I controlli sui cani vengono effettuati per regolamento a 12 mesi (per la maggior parte delle razze). Nella pratica di allevamento l'allevatore cerca di sapere prima possibile se un soggetto è malato al fine di evitare investimenti sul suo futuro, per cui vengono effettuate radiografie preventive (non ufficiali). L'attendibilità di queste preventive è mostrata dalla seguente tabella (dati OFA):

 

 

Come si vede le valutazioni preliminari delle condizioni dell'articolazione coxo-femorale sono generalmente certe. Tuttavia sarebbe opportuno che i cani fossero rivalutati a 24 mesi, cosa che non è possibile fare se si segue il programma ufficiale di controllo.

 

In allevamento la selezione dovrebbe seguire un rigoroso programma, per il quale le premesse fondamentali sono:

·         pubblicità dei dati della HD nella popolazione di collie;

·         ogni cane non controllato dovrebbe essere considerato potenzialmente displasico;

e procedere poi orientativamente secondo le indicazioni che seguono:

·        eliminazione delle cause ambientali (specialmente in fase di crescita): sforzi eccessivi, sovrappeso, eccessive sollecitazioni sulle articolazioni (salti, scale, ecc.);

·        individuazione dei riproduttori tra soggetti che siano:

 esenti all’esame radiografico anche a 24 mesi, e soddisfino inoltre almeno uno dei punti seguenti;

 

§         figli di genitori esenti;

§         abbiano un significativo numero di fratelli tra i quali l'incidenza della HD non sia superiore al 25%;

§         abbiano generato un significativo numero di figli tra i quali l'incidenza della HD non sia superiore al 25%.

 

Si tratta certamente di un programma severo, che potrebbe essere portato avanti solo se il problema della displasia venisse seriamente affrontato da tutti (ENCI, società specializzate, allevatori, veterinari). Ma un programma del genere avrebbe grosse difficoltà di realizzazione all'interno di una popolazione di collie ridotta come quella esistente in Italia oggi, e tuttavia è proprio per questo motivo che il problema deve essere affrontato al più presto. Con la diminuzione del numero dei riproduttori infatti la variabilità genica di questa razza va diminuendo con conseguente aumento delle anomalie ereditarie di origine genetica.

 

 

 

Grazie a Lucio Rocco per la gentile concessione dei suoi preziosi studi